Volantino sulla cannabis a scuola, L’UDC grida allo scandalo

Nei giorni scorsi a Modena è stato distribuito in una scuola un volantino sponsorizzante la festa della semina, serata a tema che s’è svolta ieri sera al Kinky’s bar di viale Caduti sul Lavoro.

Il volantino recitava semplicemente "chi semina amore, raccoglie pace" e la serata aveva come perno la pianta di cannabis osservata attraverso tutte le sue mille qualità ricreative ma anche tessili, medicinali, isolanti ecc…

La cosa non è andata giù ai (non ridete!) "giovani dell’UDC" di Modena che tuonano contro la cultura della morte e l’atteggiamento criminale dei gestori del locale.

Giusto un paio di considerazioni. Intanto che tra poco oltre che alla detenzione, alla coltivazione, alla cessione e allo spaccio di cannabis diventerà illegale anche la conoscenza  (come dimostra anche l’inqiuietante polemica intorno alla Cannabis Tipo Forte di questi giorni). Altra osservazione è che l’UDC non è proprio il partito più adatto a parlare contro gli stupefacenti visti i gusti privati dei suoi deputati come testimonia il festino hard a base di prostitute e cocaina dell’onorveole Mele.

Inoltre porre ai giovani l’alternativa reale della coltivazione per uso personale per tenersi lontani dallo spaccio e da sostanze più pericolose non pare solo poco criminale ma addirittura educativo…

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Baby stupratori

In un mondo di strabordante di sesso che fine ha fatto l’educazione sessuale?

Interamente tratto da Femminismo a Sud 


Prendi una ragazzina
di quattordici anni, ricattala in ogni modo possibile e
poi organizza ripetuti stupri di branco. Si parla di 80 sospettati. Lo dico di
nuovo perchè forse non è chiaro: 80. Tutti adolescenti inizialmente coinvolti
nell’abuso di una quattordicenne. Dopo anni di indagini – ben quattro – e un tot di
proscioglimenti parte il processo ai danni di 23 giovanotti.


Accade vicino
Lucca e la storia è sempre la stessa. Da un lato una adolescente e
dall’altro un branco di ragazzi che ne fanno quello che vogliono, usandola come
un oggetto di divertimento e ricattandola con filmini e immagini che possono
sempre finire su youtube. Da un lato una denuncia di violenza e dall’altro le
mille voci di maschietti e dei loro familiari a sottolineare che la ragazza ci
stava.


E’ una storia
di molestia psicologica che diventa abuso sessuale ripetuto
mille volte, per dieci lunghi mesi. C’e’ un branco che si prende gioco di lei,
che dice in giro che lei fa quello che vogliono e poi la prendono per fragilità
e stanchezza, perchè lei vuole tornare a casa e vuole dimostrare che può
farcela ed è ingenua e buona e i suoi scarsi lamenti vengono interpretati come
consensi. C’e’ un branco e poi c’e’ lei che è sola e insicura e immagina che
quello possa essere il modo per farsi accettare mentre quelli insistono e
minacciano di dire tutto ai suoi genitori. Continue reading

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Che fai? Mangi negro?

In un momento in cui sembra che le radici dell’italianità siano sempre più assediate dai viscidi tentacoli di una società multietnica, il cibo torna ad essere un baluardo del partriottismo più becero.

Abbiamo appreso in questi giorni dai compagni di Verona che in città può bastare mangiare un kebab per essere considerato amico dgli immigrati ergo amico del nemico ergo nemico ergo bersaglio di difensori della patria in pericolo.

Ed ecco oggi un altro esempio di xenofobia culinaria da parte della romana neoassessore alla scuola nella giunta del sindaco Alemanno, Laura Marsilio. La signora fissa subito le sue priorità tra cui spicca il voler abolire nelle mense degli asili romani i Menù multietnici che hanno dato "scarsi risultati" (cioè? Non è migliorato il rendimento scolastico? Ai bambini sono cresciuti lunghi peli dal naso?). Tutto questo per sostituire i pasti improduttivi con i piatti tipci del Lazio. I quali però, a dirla tutta, sono già presenti nelle mense scolatiche romane grazie ad uno specifico accordo con la regione.

Qualche dubbio viene… Soprattutto vedendo le altre dichiarazioni  dell’assessore che nello stesso giorno ha detto che andrà ripreso controllo del numero degli immgrati in ogni classe che devo svolgersi secondo "il giusto rapporto" (??) come non avviene ad esempio ad una scuola elementare di Tor Pignattare dove"circa il 76% degli alunni sono stranieri" – (ohcazzo!) – "di religione musulmana"- (PURE?!). A tal proposito si potrebbe PROPORRE d’introdurre una scala di estraneità secondo la civilizzazione del paese di provenienza degli alunni, delle dimensioni del cranio della propria etnia o del colore della pelle (chessò la somma dei vari colori dei visi presenti in aula non deve superare il mulatto/mulatto chiaro)

Piano con gli entusiasmi difensori della cristianità italiana perchè non è finita qui. La nostra paladina tricolore ne ha anche per i "Poli Intermundia" (sorta di centri multiculturali dove i genitori migranti possono apprendere l’italino, fare laboratori culturali o informatici e avere a disposizione sportelli informativi) che sono di rivedere perchè forse i soldi possono essere utilizzati in maniera migliore.

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Studenti romani a Verona (report+foto)

Alcuni studenti antifascisti romani sono partiti per Verona. Durante tutto il corteo hanno svolto un volantinaggio congiunto con gli studenti medi veronesi sulla morte di Nicola e la situazione attuale del fascismo nelle scuole, spesso confuso con il fantomatico bullismo e ridotto quindi a semplice questione "disciplinare".

Qui invece due parole sul corteo da parte degli studenti medi fiorentini della rete dei collettivi, anch’essi presenti in piazza

Di report generali sul corteo ce ne sono tanti e sicuramente sono migliori di quelli che potrei fare, quindi linko semplicemente il comunicato di fine corteo dei compagni veronesi.

In compenso però ecco alcune foto gentilmente concesse in spirito di condivisione da Ele>>>VeronaFoto

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Microfascio picchia rumeno a Torino

Davanti alla scuola media Ugo Foscolo qualche giorno fa è stato picchiato un ragazzino rumeno da un coetaneo. I motivi dell’aggressione sembrano essere razziali razzisti. Questa è l’accusa fatta dai genitori della vittima e confermata dai compagni di scuola «Se la prende sempre con gli stranieri, li aspetta fuori, dice che
vuole cacciarli», racconta uno studente. «Fa sempre il saluto romano e
parla di Mussolini», aggiunge un altro, mostrando un biglietto in cui
compare un riferimento al ragazzo romeno aggredito, definito "essere di
razza inferiore".

La preside della scuola si affretta a giustificarsi dicendo che l’aggressore era "assente" in quie giorni a scuola chiudendo il giudizio sullo studente nella definizione di "ragazzo difficile".

Incredibili scoperta: il bullismo è fascismo. Non lo sa nessuno eh! Non ditelo troppo in giro…

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Se le scuole diventano cinodromi…

Prosegue a ritmo serrato il via vai di unità cinofile nelle  scuole. La proposta del simpatico ministro della salute Livia Turco ormai è una solida realtà in tutta Italia. I cani vengono non solo per la troca degli alunni ma anche per gli alunni stessi. Se ormai non si contanto più le incursioni dei NAS con cani  fin dentro le classi ad ogni latitudine della penisola (con scene umilianti di studenti costretti a consegnare due cannette agli agenti schierati davanti ai propri professori) pare si  stia anche concretizzando una pratica ancora più tremenda.

Ora i cani sono anche "dall’altra parte" della cattedra e fanno lezioni sulle sostanze stupefacenti. Insomma quell’infrmazione sulla droga che sarebbe tanto necessario fosse trasparente e senza allarmismi viene fatte dalle divise blu. Dopo il caso della scuola media di Varese, dove il 22 aprile si è solta un’interessantissima lezione con niente popò di meno che una simulazione di perquisizione e di arresto ecco che il deleterio esempio viene ripreso a Civitanova Marche dove oggi s’è svolta la prima lezione che anche qui, dopo aver spiegato ai "ragazzi" gli "effetti devastanti della droga", ha dato loro una dimostrazione pratica anti-droga con l’ausilio delle unità cinofile. 

Chi ci arriverà in soccorso? Chissà, visto che la proposta della serie d’incontri con la guardia di finanza nella Marche (che proseguiranno all’Istituto professionale ‘Pannaggi’ e all’Istituto tecnico per
geometri di Macerata, il 20 maggio al liceo classico ‘Leopardi’ di
Recanati, il 28 all’Itc ‘Gentili’ di Macerata e il 4 giugno ancora a
Macerata presso l’Itas ‘Matteo Ricci’) è bipartisan e  ha preso spunto da due mozioni, presentate da due consiglieri provinciali di opposti schieramenti, Andrea Blarasin (An) e Roberta Belvederesi (Pd).

Non si può che continuare a ribadire i soliti punti contro una proposta così stupida, dannosa e autoritaria

1. I marescialli della Guardia di Finanza, i dirigenti
scolastici e gli amministratori locali hanno forse qualche lacuna con
l’inglese. Cio’ inibisce l’accesso agli studi sulle tossicodipendenze
pubblicati sulle riviste scientifiche internazionali (ammesso e non
concesso che siano comunque di loro interesse).
2 . Creare allarmismo sparando palesamente dati falsi (del tipo ‘anche una canna può uccidere’) non fa che screditare agli occhi degli studenti l’informazione sulle sostanze.
3. E’ innegabile che mandare uomini armati e cani antidroga
nelle scuole abbia un suo fascino elettorale, in particolar modo per
quei genitori comprensibilmente terrorizzati dalla retorica mediatica
dell’emergenza continua (emergenza che, per la quasi totalita’ della
comunita’ scientifica internazionale, e’ spesso causata da leggi e
programmi ispirati alla sola repressione piuttosto che alla prevenzione
e alla riduzione sanitaria del danno).



A quando la madre superiora delle orsoline per fare il corso di educazione sessuale? Aspettiamo fiduciosi, sicuri che la politica ancora una volta non deluderà i ggiovani! 

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Scuola: nuovo governo niente di nuovo sotto al sole

Appena nominata Gelmini, la neoministra della Scuola e dell’Università, non lascia spazio a possibili speculazioni su cambiamenti della politica scolastica. Nella sua prima dichiarazione pubblica delinea un programma chiaro quanto inquietante…

Autonomia e concorrenza tra le scuole. Riprendendo una tendenza generale ormai d’obbligo, già iniziata dal ministro Berlinguer, proseguita con forza dalla Moratti e appoggiata da Fioroni, Gelmini ha dichiarato di voler attribuire maggior poteri organizzativi e discplinari ai dirigenti scolastici delle singolo scuole. Un’autonomia scolastica che ha già portato a dei danni incalcolabili ma che verrà aumentata. Inoltre il tutto viene condito dalla concorrenza. Le scuole pubbliche dovranno gareggiare tra loro per avere i fondi necessari a mandare avanti gli istituti. Ciò significa che le scuole che vanno male (di periferie, con poche strutture…) andranno sempre peggio a causa della mancanza fondi, e le scuole che vanno bene sempre meglio. Inoltre le scuole saranno costrette ancora di più ad accaparrarsi i finanziamenti privati delle aziende il cui ingresso negli organi scolastici è stato già sancito dal ministro Fioroni con l’introduzione del "consiglio d’amministrazione" dei singoli istituti.

Meritocrazia. La ministra si propone di essere paladina della "diffusione e attuazione nella società italiana del principio del merito" promettendo di aumentare la selettività della scuola (quando le statistiche parlano di metà degli studenti che già adesso non riescono ad essere sufficienti in tutte le materie alla fine dell’anno)

Niente di nuovo, semmai qualcosa di peggio da questo governo ce lo si può aspettare. Dell’Utri aveva dichiarato prima delle elezioni che in caso di vittoria il governo avrebbe rivisto tutti i libri di testo perchè "condizionati dalla retorica della resistenza". Quelli del Blocco Studentesco, da veri politicanti, gli fanno eco in un comunicato in cui "salutano l’entrata in carica del ministro" e "attendono fiduciosi" il cambiamento dei libri di testo a dimostrazione che il programma del ministro sia "realmente volto al popolo e alla libertà"

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Verona: analisi e appuntamenti

Sull’agguato fascista a Verona che ha portato alla morte di
Nicola s’è scritto tanto. E s’è scritto male.  Vorrei mettere in
evidenza solo qualche punto quindi perchè di cronaca ce n’è già molta.

I Criminali di Verona non sono degli sprovveduti a
cui è sfuggita una bravata di mano. Nelle perquisisizioni domiciliari
sono stati trovati pacchi di volantini e bandiere. Già indizio evidente
della loro vera e propria militanza nell’estrema destra. Il primo
arrestato Gabriele Dalle Donne era ufficilamente indagato da oltre un
anno per aggressioni a migranti e "diversi". E nella sua carriera
scolastica s’è fatto notare per alcuni episodi di palese xenofobia,
antisemitismo e negazionismo come essersi rifiutato "di andare in mezzo
agli ebrei" per la visita in sinagoga o aver rivendicato durante
un’assemblea davanti ai familiari delle vittime della strage di Bologna
l’innoceza di Luigi Ciavardini (pluriomicida condannato in via
definitiva a 30 anni) per poi unirsi probabilmente al presidio sotto la
sua scuola convocato dai minifasci di Blocco Studentesco.  Ulteriore
prova è il fatto che uno degli imputati è stato subito difeso
dall’avvocato Bussinello, candidato sindaco per Forza Nuova.  Sapere
questo è importante per smentire la tesi della "rissa tra balordi" o
(ancora peggio) del "so’ ragazzi" visto che in questi giorni sui
giornali invece di additare il clima securitario e la connivenza della
destra istituzionale con i neofascisti s’è collegato l’omicidio ad un a
gioventù "senza valori" e addirittura "all’uso di droga" mettendo tutto
nel solito calderone del depistaggio mediatico.

I Media e il segretario del PD Walter Veltroni
si sono interessati del fatto per fini politici (comodo riscoprirsi
antifascista solo quando lo si usa per attaccare gli altri partiti),
perchè l’aggredito era italiano, perchè c’è stato il morto. Centinaia
di aggressioni fasciste in Italia, decine di aggressioni nella sola
Verona (come risulta da qui). Non si è trattata di una tragica fatalità.

Nicola poteva essere chiunque di noi.
Non era un attivista, un redskin. Era semplicemente un fricchettone,
uno che si vestiva largo. E per questo è stato ucciso. E’ evidente che
qui non è in gioco una lotta tra due bande di scalmanati (i fascisti vs
gli antifascisti?) ma la sopravvivenza della socialità e del modo di
essere di chiunque non si pieghi alle regole del consumismo,
dell’ignoranza, del menfreghismo. Di tutte le persone libere e
democratiche di questo paese.

Le cose in Italia si stanno muovendo.
In varie scuole sono apparse scritte e striscioni di solidarietà alla
famiglia di Nicola. Gli studenti e le studentesse antifasciste di Roma
martedì hanno tenuto un presidio di controinformazione su ponte
garibaldi volantinando, megafonando e appendendo uno striscione con la
scritta "non è stata una rissa ma un’aggressione fascista".

I prossimi appuntamenti per tutti gli/le antifasciste e i democratici sono

Venerdì 9 maggio a Piazza Trilussa ore 19:00 presidio BASTA OMICIDI FASCISTI, VIVA LA NUOVA RESISTENZA! convocato dagli antifascisti di Roma

Sabato 17 maggio corteo nazionale a Verona NICOLA E’ OGNUNO DI NOI. Da Roma partiranno pullman/treni a prezzi ridotti. Maggiori informazioni in seguito…

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Nicola

Siamo stanchi di piangere sangue. Nicola questa lacrima è per te, buon viaggio…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*l’emozione m’impedise di continuare, scusate stiamo preparando un approfondimento ma ora non ce la faccio proprio*

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E ora l’educazione antidroga nelle scuole la fanno i cani


 
Repost di un articolo apparso suoggi su ADUC scritto da quel fantastico animale antiproibizionista che risponde al nome di Pietro Yates Moretti

 

C’era una volta in America un programma chiamato D.A.R.E (educazione
per la lotta contro l’abuso delle droghe), progetto di ‘prevenzione ed
educazione’ condotto dai soldati che ogni giorno combattono in prima
linea la guerra alla droga. L’acronimo era velocemente apparso sulle
insegne di tutte le scuole medie, sulle magliette di milioni di ragazzi
e soprattutto su quelle dei loro genitori. Era in sostanza il pilastro
del programma federale di prevenzione alle droghe, in una guerra che
altrimenti si continua a combattere quasi esclusivamente sul fronte
della repressione. E’ D.A.R.E. che ha reso famosi slogan come "Say no
to drugs" (di’ no alle droghe) e che ha promosso campagne di
informazione shock, come quel celebre spot televisivo sbeffeggiato da
decine di milioni di giovani in cui un ragazzo perde la memoria,
picchia i genitori e si isola dal mondo dopo aver provato un tiro di
marijuana. Sempre D.A.R.E. ha promosso i test obbligatori antidroga per
gli studenti ed i controlli delle unita’ cinofile nelle scuole.

Ma poi e’ arrivata la scienza, quella impietosa forza terrena che
troppo spesso rovina la festa allo slancio ideologico. Studio dopo
studio, e’ stata dimostrata la totale inefficacia di D.A.R.E. Anzi,
secondo diverse indagini, dove c’e’ D.A.R.E. c’e’ piu’ droga. Perche’
tutto questo? Secondo i ricercatori (quei maledetti guastafeste), vi
erano sostanzialmente due grossi problemi con il programma. Per prima
cosa, la tecnica della paura, basata su informazioni esagerate ed
allarmistiche sugli effetti delle singole sostanze, ha un effetto
contrario a quello auspicato. Molti, moltissimi studenti hanno fumato
uno spinello, e sanno benissimo che non vi e’ alcun rischio di
trasformarsi in serial killer o di morire. Soprattutto, il programma
non era condotto da esperti della materia (medici, operatori sanitari,
etc.), ma da agenti di polizia, che ovviamente interpretano la
tossicodipendenza come questione essenzialmente militare. Un mix
letale, secondo gli scienziati, che ha portato rapidamente alla quasi
scomparsa di D.A.R.E. dalle scuole statunitensi.

Nel 1993, quando D.A.R.E. andava ancora per la maggiore, ho avuto modo
di partecipare ad uno di questi seminari scolastici nella scuola
superiore che frequentavo all’epoca. Era evidente dai commenti dei miei
compagni di classe che l’evento aveva tre principali funzioni: saltare
qualche ora di lezione, deridere le affermazioni stravaganti sugli
effetti mortali della marijuana (magari dandosi appuntamento a ‘sfidare
la morte’ all’uscita dalla scuola) e infine soddisfare la cuorisita’
adolescenziale per le armi da fuoco. Il seminario termino’ con una
lunga sequela di richieste al malcapitato poliziotto di mostrare la sua
pistola d’ordinanza.

Ma tutto questo e’ accaduto in un Paese lontano lontano. E cosi’, come
se niente fosse, nel nostro Paese diamo oggi vita a programmi di
‘prevenzione’ che ricalcano le tecniche di D.A.R.E. A Varese, sono
addirittura i cani antidroga ad impartire lezioni agli studenti. ‘La
droga a scuola non può essere tollerata’, e per prevenire il consumo di
droga, lo scorso 22 aprile e’ stata offerta una dimostrazione agli
studenti delle medie di Varese da parte della forze dell’ordine. ‘Un
modo per far loro vedere cosa succede a chi infrange la legge’, riporta
un quotidiano locale. Dopo un corso teorico in aula condotto da un
maresciallo della Guardia di Finanza, sempre secondo le cronache
locali, i cani antidroga si sono esibiti nella ricerca di sostanze
illegali, per poi simulare un arresto con tanto di tentativo di fuga.
Insomma, un D.A.R.E. in versione cinofila. Dai kit antidroga
distribuiti gratuitamente alle famiglie, alle ispezioni di polizia
nelle scuole, l’Italia di oggi sta imitando gli Stati Uniti di ieri.

Mi chiedo, ma come e’ possibile tutto questo alla luce dell’esperienza americana? Dopo averci riflettuto un po’, credo di aver trovato le risposte:
1. I marescialli della Guardia di Finanza, i dirigenti
scolastici e gli amministratori locali hanno forse qualche lacuna con
l’inglese. Cio’ inibisce l’accesso agli studi sulle tossicodipendenze
pubblicati sulle riviste scientifiche internazionali (ammesso e non
concesso che siano comunque di loro interesse).
2. I promotori del D.A.R.E. all’italiana possono contare sulla
condizione disastrata della ricerca scientifica nel nostro Paese.
Insomma, meno studiosi fra le scatole che potrebbero dimostrare
l’inefficacia e addirittura la pericolosita’ del loro operato.
3. E’ innegabile che mandare uomini armati e cani antidroga
nelle scuole abbia un suo fascino elettorale, in particolar modo per
quei genitori comprensibilmente terrorizzati dalla retorica mediatica
dell’emergenza continua (emergenza che, per la quasi totalita’ della
comunita’ scientifica internazionale, e’ spesso causata da leggi e
programmi ispirati alla sola repressione piuttosto che alla prevenzione
e alla riduzione sanitaria del danno).

Che fare? Sinceramente, anche alla luce di cio’ che sta
accadendo nel mondo della politica parlamentare, non lo so. Le chance
che un Governo italiano, di qualsiasi parte politica, segua le
indicazioni degli operatori e degli studiosi della tossicodipendenza,
sono pari a zero. Dovremo quindi attendere che sia l’Europa ad indicarci (o imporci) nuovi strumenti per la lotta alle dipendenze.
Nel frattempo, c’e’ solo da augurarsi che il ‘D.A.R.E. di noi altri’
non dia vita ad una nuova generazione di giovani diffidenti e quindi
indifferenti alle istituzioni e ai propri genitori. Perche’ questo e’
il rischio che corriamo ogni volta che l’educazione si basa sulla paura
e sul sospetto, piuttosto che sul rispetto dell’intelligenza e sulla
fiducia.

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