Ecco l’ennesima dimostrazione della schizzofrenica "opinione pubblica" che rimprevera ai ROM di non voler integrarsi e se poco poco ci riescono gli rimprovera di averci provato.
Evitando ragionamenti paternalistici (chi sarei per farne stando anch’io ancora a scuola) è innegabile che la strategia della paura si insinua ancora più facilmente nei ragazzi che sentono in TV di nomadi assassini, in famiglia di zingari rubabambini e assorbono queste informazioni per poi sfogarsi contro "il nemico", com’è successo a Torino qualche settimana fa. Se poi come in questo caso c’è un vigliacco trentenne che fa da capobanda la cosa diventa davvero troppo facile…
MILANO – Rincorsi fuori da scuola e minacciati, insultati. Gli
alunni rom di una scuola media della periferia milanese sono
perseguitati dai giovani del quartiere. Ma in loro difesa scendono in
campo gli insegnanti della loro scuola, che scrivono al ministro
dell’Istruzione Maria Stella Gelmini denunciando il "clima di
intimidazione e gli effetti devastanti degli ultimi sgomberi, dopo i
quali molti ragazzi hanno abbandonato le lezioni".
La lettera aperta è firmata dal collegio docenti dell’istituto
"Martinengo-Alvaro", frequentato da una trentina di ragazzi dei diversi
campi nomadi di Chiaravalle, zona sud della metropoli, dove esistono
diversi insediamenti abusivi, alcuni già smantellati, altri in attesa
di esserlo.
Nell’appello al ministro, i professori, impegnati da anni per integrare
i figli degli zingari che vivono nella zona, parlano della "situazione
di angoscia e di profondo disagio vissuto dagli alunni di etnia rom".
Il documento sottolinea la situazione dei piccoli nomadi che nelle
ultime settimane sono stati più volte attesi al varco da un gruppo di
coetanei milanesi, pronti a insultarli: "Denunciamo la paura di questi
bambini che rischiano di perdere ogni punto di riferimento, costruito
con fatica nel tentativo di attuare una lenta, ma costante integrazione
nel territorio".
Alla decisione di scrivere al ministro, i professori sono arrivati dopo
il quarto agguato teso agli alunni, alla fine delle lezioni. La
professoressa Angela Quattrone racconta come vivono gli alunni: "Sono
terrorizzati, hanno già subito diversi sgomberi. Vivono in un altro
quartiere e per venire ogni giorno in classe si sobbarcano un lungo
viaggio in autobus".
Uno sforzo che non viene ripagato. Anzi. "Negli ultimi tempi hanno
paura di venire a scuola – continua la professoressa – Temono di
trovare brutte sorprese all’uscita, quando vanno al doposcuola dalle
suore qui vicino. Il rischio è che ora abbandonino gli studi, dopo
tutti gli sforzi fatti. Alcuni se ne sono già andati e non abbiamo più
notizie di loro".
Gli alunni rom vengono insultati con cori razzisti e minacce di ogni
tipo. "C’è un giovane, un trentenne che organizza i raid, al grido di
"Zingari schifosi, dovete tornarvene al vostro paese"", racconta suor
Ancilla, responsabile dell’associazione Nocetum, che da anni segue quei
ragazzi rom nel doposcuola. E aggiunge: "Quel che sta accadendo è
gravissimo. Prima gli sgomberi senza preavviso, adesso le aggressioni
vere e proprie. Ogni giorno gli alunni sono più spaventati, rischiamo
di perdere tutto il lavoro svolto con loro e con le loro famiglie. Se
quei bambini lasciano la scuola per paura, proprio loro che sono il
tramite con le famiglie, sarà difficile riuscire ad integrare queste
persone nella nostra società".
Alcuni studenti in effetti si sono già ritirati dalla scuola, dopo le
ruspe che hanno abbattuto il campo abusivo dove abitavano, in via San
Dionigi. I docenti concludono l’appello al ministro con un ammonimento:
"L’intenzione di delocalizzare gli insediamenti rom e di criminalizzare
tutta l’immigrazione clandestina vanificano il processo educativo,
aumentano il rischio di far uscire dal percorso scolastico i minori,
gettandoli nell’illegalità".
(4 giugno 2008)