Appena nominata Gelmini, la neoministra della Scuola e dell’Università, non lascia spazio a possibili speculazioni su cambiamenti della politica scolastica. Nella sua prima dichiarazione pubblica delinea un programma chiaro quanto inquietante…
– Autonomia e concorrenza tra le scuole. Riprendendo una tendenza generale ormai d’obbligo, già iniziata dal ministro Berlinguer, proseguita con forza dalla Moratti e appoggiata da Fioroni, Gelmini ha dichiarato di voler attribuire maggior poteri organizzativi e discplinari ai dirigenti scolastici delle singolo scuole. Un’autonomia scolastica che ha già portato a dei danni incalcolabili ma che verrà aumentata. Inoltre il tutto viene condito dalla concorrenza. Le scuole pubbliche dovranno gareggiare tra loro per avere i fondi necessari a mandare avanti gli istituti. Ciò significa che le scuole che vanno male (di periferie, con poche strutture…) andranno sempre peggio a causa della mancanza fondi, e le scuole che vanno bene sempre meglio. Inoltre le scuole saranno costrette ancora di più ad accaparrarsi i finanziamenti privati delle aziende il cui ingresso negli organi scolastici è stato già sancito dal ministro Fioroni con l’introduzione del "consiglio d’amministrazione" dei singoli istituti.
Meritocrazia. La ministra si propone di essere paladina della "diffusione e attuazione nella società italiana del principio del merito" promettendo di aumentare la selettività della scuola (quando le statistiche parlano di metà degli studenti che già adesso non riescono ad essere sufficienti in tutte le materie alla fine dell’anno)
Niente di nuovo, semmai qualcosa di peggio da questo governo ce lo si può aspettare. Dell’Utri aveva dichiarato prima delle elezioni che in caso di vittoria il governo avrebbe rivisto tutti i libri di testo perchè "condizionati dalla retorica della resistenza". Quelli del Blocco Studentesco, da veri politicanti, gli fanno eco in un comunicato in cui "salutano l’entrata in carica del ministro" e "attendono fiduciosi" il cambiamento dei libri di testo a dimostrazione che il programma del ministro sia "realmente volto al popolo e alla libertà"
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