In un mondo di strabordante di sesso che fine ha fatto l’educazione sessuale?
Interamente tratto da Femminismo a Sud
Prendi una ragazzina di quattordici anni, ricattala in ogni modo possibile e
poi organizza ripetuti stupri di branco. Si parla di 80 sospettati. Lo dico di
nuovo perchè forse non è chiaro: 80. Tutti adolescenti inizialmente coinvolti
nell’abuso di una quattordicenne. Dopo anni di indagini – ben quattro – e un tot di
proscioglimenti parte il processo ai danni di 23 giovanotti.
Accade vicino Lucca e la storia è sempre la stessa. Da un lato una adolescente e
dall’altro un branco di ragazzi che ne fanno quello che vogliono, usandola come
un oggetto di divertimento e ricattandola con filmini e immagini che possono
sempre finire su youtube. Da un lato una denuncia di violenza e dall’altro le
mille voci di maschietti e dei loro familiari a sottolineare che la ragazza ci
stava.
E’ una storia di molestia psicologica che diventa abuso sessuale ripetuto
mille volte, per dieci lunghi mesi. C’e’ un branco che si prende gioco di lei,
che dice in giro che lei fa quello che vogliono e poi la prendono per fragilità
e stanchezza, perchè lei vuole tornare a casa e vuole dimostrare che può
farcela ed è ingenua e buona e i suoi scarsi lamenti vengono interpretati come
consensi. C’e’ un branco e poi c’e’ lei che è sola e insicura e immagina che
quello possa essere il modo per farsi accettare mentre quelli insistono e
minacciano di dire tutto ai suoi genitori.
Fin qui quello che dice la stampa. I commenti al fatto sono quelli di
sempre: la crisi dei valori, i giovani abbandonati a se stessi, le famiglie che
non seguono i figli. Allora viene spontaneo chiedersi come sia possibile che
ottanta, poi 23, ragazzi mediamente di buona famiglia vivano tutti in crisi
d’abbandono familiare, che soffrano la perdita dei valori e quindi siano
esempio di grandi disagi. Come è possibile non capire che si tratta di un
problema generalizzato che coinvolge tutti e che si aggrava sempre di più e
assume dimensioni terrificanti.
Mi piacerebbe adesso sentire quelli che insistono nel dire che noi
generalizziamo. Che diamo una eccessiva responsabilità alle persone di sesso maschile.
Che puntiamo troppo alla lotta contro la cultura patriarcale. Invece per loro
bisognerebbe parlare di generica battaglia di civiltà togliendo così
quell’accento specifico che si esprime perfettamente nel concetto di violenza
di genere e di femminicidio.
A me sembra chiaro che c’e’ un difetto di cultura e che questi ragazzini
hanno superato il tempo delle mele in cui al massimo si facevano le seghe di
nascosto dalla mamma. Sono diventati uomini in maniera precoce e hanno copiato
lo stile degli adulti, i loro valori, le loro inclinazioni.
Non c’e’ rimorso in quello che fanno perché è così che hanno imparato a
vivere: mortificando e usando le donne. Ed è deprimente come l’unica reazione
familiare sia sempre la stessa, anche in questo caso, moltiplicata per 80
volte, ovvero che lei ci stava, che era consenziente, che i figli maschi non
hanno colpa e non è il caso che si assumano nessuna responsabilità.
Si capisce così che le famiglie se ne lavano le mani perché assumere che il
proprio figlio ha fatto una cosa vomitevole significa essere costretti a dare
una guardatina al proprio interno. Perché succede troppo spesso che quei figli
hanno appreso in famiglia i modelli che poi si ritroveranno ad imitare. Sono
maschi cresciuti all’insegna del culto della virilità, del chi ce l’ha più
lungo e chi piscia più lontano. Sono maschi figli di padri e di madri che li
hanno voluti un po’ guerrieri e un po’ casanova, con il culto del “fattela a
tutti i costi”, del “ogni lasciata è persa”, del “se non ti fai una femmina hai
dei problemi”. Sono figli maschi protetti dalle madri che di loro sono
innamorate e che in fondo un po’ sono felici di sapere che considerano le altre donne
un po’ puttane. Tutte fuorché lei: la mamma.
Sono creature mostruose cresciute davanti alla playstation che quando
decidono di metterla in buca vanno avanti e avanti finchè non arrivano al
livello successivo. Perché smetterla significherebbe subire un game over.
Perché smettere significherebbe crescere.
Sono figli annoiati cresciuti in un mondo che non gli insegna il rispetto
dell’altro. Mentre tutto gli dice che il diverso è un nemico e va punito e che
le donne sono esseri inferiori, non in grado di decidere, buone solo per dare
figli sani alla patria, senza un lamento, senza una pretesa.
Sono quelli di sempre,
oggi con il telefonino e i ricatti dei video su
youtube e ieri con le dicerie infamanti che potevano massacrarti la
vita.
Educati a chiudere gli spazi delle donne, a imporre modelli maschili
fatti di
culti della verginità e di una “serietà” fatta di primi baci concessi
solo dopo
strenue richieste, di toccatine di culo o di tette accompagnate da un
“non l’ho
mai fatto con nessun altro”. Perché ancora amano essere loro a mettere
la prima
palla in buca, poter vantarsi di quante mosse e furberie, in un sesso
che piace
solo a loro, in un contesto dove nessuno gli ha insegnato che la
sessualità si
fa in due e che deve piacere ad entrambi, in cui non sanno neppure se
chi sta con loro si lamenta perchè le stanno facendo del male o geme
perchè sta per avere un orgasmo.
Ma più di tutto è feroce il loro modo di piegare la volontà di ragazzine
bisognose di affetto e attenzioni, che forse sono state educate a subire
violenze morali, psicologiche che le hanno rese insicure e più vulnerabili a
ricatti, pressioni, stupri.
Cose che accadono da sempre e di cui ora forse si assume una maggiore
consapevolezza. Non sempre. Non in ogni luogo. Solo per chi ha deciso di
diventare qualcos’altro. Solo per chi ha deciso di non minimizzare e tacere di
fronte alle responsabilità dei propri figli.
Cosa starà facendo questa ragazzina dopo aver denunciato? Può ancora uscire
senza essere molestata? Può sperare di non essere giudicata? Dovrà essere lei a
vergognarsi mentre i suoi baldi stupratori camminano lungo le vie principali
della città scambiando con altri amici i particolari di quella “prodezza”? Come
vivrà questa ragazza? Perché è di lei che ci si deve preoccupare, perché non si
senta in difetto, perché non porti addosso una croce che altri si divertono a
metterle, perché si senta in diritto di pretendere un’altra vita fatta di
relazioni in cui l’abuso non deve essere mai considerato.
Auguri cara ex quattordicenne diventata ora quasi maggiorenne. Continua
con il tuo processo e vai avanti: noi facciamo il tifo per te.
—>>>L’immagine della donna oggetto (in stile: bambola gonfiabile perfettamente simile all’originale) è dell’artista Ken Ichi Murata.